Chi è un maker dell'educazione
Un maker in educazione è un docente che per reputazione, indole, autorevolezza sia in grado di sovvertire l’ordine delle cose in un sistema chiuso, immobile, sempre uguale a se stesso.
Ha un atteggiamento propositivo, non dice “no”, ma “proviamo a farlo insieme” e si chiede “cosa imparano i ragazzi?”
Il mondo della scuola, nonostante la millantata apertura e il tanto atteso svecchiamento, continua facilmente ad andare nella stessa direzione, perché ha costruito tali e tanti meccanismi di difesa al suo interno da ingenerare l’idea che sia “irriformabile”.
Il modello intorno al quale ruota il sistema è sempre vecchio: dal docente allo studente.
Perché Maker?
Prendo in prestito la definizione di Dale Dougherty, direttore della rivista MAKE: “Makers want to hack this world the same way we used to hack computers.” (I makers vogliono hackerare il mondo allo stesso modo in cui hackeriamo computer)
Per questo credo che maker e hacker siano molto vicini.
Qualche anno fa, per raccontare un mio anno di scuola realizzai un video dove mi definivo teachker, un insegnante a metà strada tra un hacker e un maker.
Nel comune sentire, gli hacker non sono dipinti come dei NERD con delle felpe col cappuccio e, magari, una mascherina sugli occhi, che, usando le loro abilità, clonano le carte di credito e creano protocolli di sniffing per scopi illegali su internet, magari solo per vedere a chi hai mandato l’ultimo messaggio su telegram o whatsapp ieri notte.
Ovviamente, non è esattamente così: chi è pratico del mondo IT, sa benissimo distinguere tra un hacker, un cracker e un lamer.
L’hackeraggio nasce nel MIT quasi 100 anni fa (anni ‘20 del secolo scorso)? Pare che la famosa sede dell’ateneo di Boston avesse una fitta rete di corridoi sotterranei e divenne, per gli studenti, occasione di incursioni non autorizzate di natura esplorativa (“tunnel hacking”), unendo gioco (sparire e ricomparire in punti diversi) e conoscenza. Nasce, quindi, come un bisogno di conoscenza, profonda e dettagliata, di chi vuole conoscere un sistema per poterlo mettere in crisi e farlo cambiare.
Hacker sono, a mio avviso: Stephen the WOZ Wozniak, Tim Berners-Lee, Linus Torvalds, Richard Stallman e Tsutomu Shimomura (collaborò con FBI all’arresto di un Black Hat Cracker: Kevin Mitnik che lo aveva frodato...della serie: la motivazione!). Gente che ha cambiato il modus prevalente, nei rispettivi ambiti.
Che cos’è un Maker se non un Hacker che usa la tecnologia di cui dispone per conoscere e fare le cose diversamente da come sono state fatte fino a quel momento? Platone e la scrittura, per esempio, Galileo e il cannocchiale, Steve Jobs e i Font dell’Apple II...
MAKER |
Maker in education |
Ripensare i modelli di produzione e di business |
Ripensa il modello didattico (per esempio la flipped classroom) |
Manualità |
Robotica (ma anche modellismo, ora con la stampa 3D) |
Collaborazione |
Apprendimento cooperativo |
Design |
Ridisegna i contenuti di apprendimento (meno “produzione” standardizzata e più customizzazione) intanto superando l’idea stessa che possedere il contenuto si traduca in competenza, automaticamente, quasi in maniera naturale. Potremmo dire che “progetta e riprogetta il curricolo” |
Sostenibilità |
Fisica: Dematerializzazione; Virtuale: focus sulle competenze |
Comunità virtuali e fisiche |
Comunità di apprendimento virtuale e fisica sempre con la flipped classroom oppure con l’utilizzo del registro elettronico e dell’area didattica, il virtuale il digitale come per esempio il libro espandibile nella versione digitale o il book in progress |
Condivisione della conoscenza e della tecnologia |
Condivisione della conoscenza e della tecnologia |
Quali potrebbero essere gli spazi di hackeraggio di un docente? Un maker in educazione è uno che ribalta la logica di funzionamento del sistema: dall’apprendimento trasmissivo ad una logica di collaborative working; dal global (a tutti le stesse cose) al glocal (a tutti le stesse opportunità)
Un maker in educazione è uno che costruisce un network, una comunità sociale della conoscenza basata sull’idea di apprendere/insegnare alla pari, cioè i membri della rete sociale hanno pari dignità sociale nell’apprendere.
Un maker in educazione è uno che rovescia un paradigma. Nella scuola il paradigma ancora adesso vigente è che solo l’alunno apprende, non il docente.
Questo modello non funziona più: anche il docente apprende e le modalità di apprendimento sono sincrone (in termini di spazio e tempo) rispetto a quelle degli alunni.
Ricordiamoci di essere nell’era delle chat e la tecnologia non è neutra: bisogna “pensare con le macchine” e l’insegnamento non è esente da questa necessità (come scrive Stefano Moriggi).
La tecnologia abitua i ragazzi ad essere partecipativi, pro-attivi. Così come il Web si è evoluto dal 1.0 (internet delle informazioni) al 2.0 (internet delle persone) al 3.0 (internet delle cose), l’insegnamento non può pensare di restare simile a se stesso se intorno alla scuola ruota un mondo in cui 20 anni sono un abisso temporale: 20 anni fa si installava il sistema operativo fornito su 12 floppy disk; oggi lo scarichiamo dal web e il software, più in generale, è sempre più in modalità "servizio" (da cui le sigle SaaS - Software as a Service; PaaS - Platform as a Service; IaaS - Infrastructure as a Service).
La scuola è ferma ad un modello 1.0 e fa fatica anche solo a capire che occorre cambiare.